Da “Il libro dell’Inquietudine” [103]

Rileggo passivamente le semplici frasi di Caeiro, la relazione così naturale sulla piccola dimensione del suo villaggio, ricevendo la lettura come una ispirazione ed una liberazione.
Dice Caeiro che da quel villaggio,a causa della sua piccola dimensione, si può vedere una maggior parte del mondo che non dalla città; e per questo il villaggio è più grande della città…“Perché io ho la dimensione di ciò che vedo, e non la dimensione della mia altezza.”.

Frasi come queste, che sembrano crescere senza essere state dette dalla volontà, mi disintossicano dalla metafisica che inconsapevolmente aggiungo alla vita. Dopo averle lette, raggiungo la mia finestra sulla strada stretta, guardo il vasto cielo e gli innumerevoli astri, e sono libero come uno splendore alato che sento vibrare in tutto il corpo.

“Io ho la dimensione di ciò che vedo!” Se penso a questa frase con grande concentrazione, essa mi sembra destinata a rigenerare le costellazioni dell’universo.
“Io ho la dimensione di ciò che vedo!” Quale grande signoria mentale dal pozzo delle emozioni profonde raggiunge le stelle che in esso si riflettono e che dunque in un certo senso vi sono contenute.

E a questo punto, consapevole di saper vedere, guardo la vasta metafisica obiettiva di tutti i cieli con una sicurezza che mi fa venir voglia di morire cantando.

“Io ho la dimensione di ciò che vedo!” E il vago chiarore lunare, completamente mio, comincia a corrompere di incertezza il blu seminero dell’orizzonte.

Ho voglia di alzare le braccia e di gridare cose di ignota selvatichezza, di parlare ai misteri sublimi, di affermare una nuova vasta personalità ai grandi spazi della materia vuota.

Ma mi controllo e mi rassereno.

“Io ho la dimensione di ciò che vedo!” E la frase diventa la mia intera anima, vi accosto tutte le emozioni che sento e sopra di me, ma di dentro, come sulla città dal di fuori, cala la pace indecifrabile della fredda luce della luna che comincia a risplendere, vasta, con il cadere della notte.


E’ incontrando te
che capisco che posso
ancora attingere al pozzo
delle emozioni e catturare
tutte le stelle
che in esso si riflettono.


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