DA "POETANDO PESSOA": FLUIDO
Da “Il libro dell’Inquietudine” [126]
I classificatori di cose, che sono quegli uomini di scienza la cui scienza consiste solo nel classificare, ignorano in generale che il classificabile è infinito e che dunque non si può classificare. Ma ancora di più mi stupisce che costoro ignorino l'esistenza di classificabili incogniti, cose dell'anima e della coscienza che abitano negli interstizi della conoscenza. Forse perché io penso troppo o sogno troppo, non distinguo fra la realtà esistente e il sogno, che è la realtà inesistente. E così intercalo nelle mie riflessioni sul cielo e sulla terra cose che non brillano di luce solare e che non si calpestano con i piedi: le meraviglie fluide dell'immaginazione.
M'indoro di tramonti ipotetici, ma l'ipotetico è vivo nella supposizione.
Mi rallegro di brezze immaginarie, ma l'immaginario vive quando lo si immagina.
Ho un'anima per varie ipotesi, ma quelle ipotesi hanno un'anima loro e perciò mi offrono l'anima che hanno. Non c'è altro problema se non quello della realtà, e questo problema è insolubile e vivo. Che so io della differenza fra un albero e un sogno? Posso toccare l'albero; so di avere il sogno. Cos'è questo nella sua verità? Cos'è questo? Sono io che da solo nell'ufficio deserto posso vivere immaginando senza detrimento per l'intelligenza. Il mio pensiero non subisce interruzioni a causa delle scrivanie abbandonate e della sezione di rimesse con fogli di carta e rotoli di spago.
Non mi trovo sul mio panchetto alto ma, per una promozione a venire, sono reclinato sulla poltroncina coi braccioli rotondi di Moreira. Forse è l'influenza del luogo a rendermi distratto.
Le giornate di grande caldo provocano sonno; dormo senza dormire per mancanza di energia.
E per questo penso in questo modo.
Ho il fluido
che si chiama immaginazione:
con esso mi staglio
in tramonti rossastri
e mi affaccio
in brezze immaginarie.
Prendo l’anima
di qualsiasi sogno,
tranne quello della vita,
sogno insolubile.
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