Una mia (vecchia) short-novel: Il fantasma di Castel S.Angelo

Sto percorrendo a piedi la banchina destra del Tevere, quella che si dirige verso il castello. Mi affaccio verso le acque per carpire i riflessi illuminati di quel “palazzaccio”.

Camminando stretto al muretto che da sul fiume, mi sembra di vedere delle chiazze di sangue qua e là disordinatamente disposte su di esso.

Il vento spinge delle foglie secche; guardo il cielo, e all'improvviso cinque gabbiani si levano alti dalla torre di Castel S. Angelo, qui a Roma. I loro versi sono forti: potrebbe essere un segnale per me di un appuntamento notturno con il fantasma che si aggira nei dintorni di questa piccola roccaforte.

Sotto gli alberi devo accelerare il mio passo: tra le loro fronde centinaia di passeri cinguettano forte per accaparrarsi il cibo (a quest'ora ?!). E' la mezzanotte passata e un freddo pungente, figlio di un altrettanto freddo cielo sereno, mi accoglie dinanzi all'entrata principale.

Osservo bene: verso una finestra vedo delle luci balenanti e un vortice di vento improvviso si forma e mi segue mentre mi sposto lungo il perimetro della costruzione. Come di consueto, mi dirigo ora sul ponte di fronte il castello. Devo raggiungere l'altra sponda in fretta e mettermi al centro: è mezzanotte e trenta e potrei aver fatto tardi.

Di colpo una sottile brezza di vento mi sfiora le labbra infreddolite; nel medesimo istante, da una fontana lì nei pressi improvvisamente esce dell'acqua.

Ne approfitto per bere: un fruscio di foglie secche alle mie spalle cattura la mia attenzione; mi giro e scorgo una donna vestita di nero, con abito lungo, che mi passa accanto e si volta verso di me. In realtà, credo che lo faccia poiché non vedo né i suoi occhi né la sua bocca.

E ancora una sottile brezza attraversa il mio volto, e solo quello, tralasciando tutto il resto del mio corpo.

Mi sento derubato di qualcosa, mentre vedo questa donna passare sulle foglie secche che adesso girano intorno a lei, vorticosamente, fino a farla sparire d'incanto dalla mia vista.

Dunque è vero: i fantasmi non rubano, se non un attimo di vita che li possa mantenere ancora qui fra noi, per il tempo necessario.

Mi ritrovo a pensare queste cose non appena mi risiedo in auto: l'appuntamento sembra essere stato mantenuto.

V.Mercolino

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