Seconda edizione di "Poetando Pessoa"

Nessuna nuova poesia, però.
Rivedere criticamente un libro in formato Word è una cosa, rivederlo avendolo tra le mani è un'altra.
Rispetto alla prima edizione, cambia lievemente l'introduzione e la prefazione; poi vi era l'ultima poesia con un errore di battitura che è stata corretta.
Ho messo il copyright della foto in copertina, qualche pagina bianca in più e..voilà, il libro è stato rimandato in stampa.
Il prezzo non cambia.
Il mio intento è provocare emozioni: per questo motivo trascrivo un'altra "coppia" aforisma-poesia:

Da “Il libro dell’Inquietudine”[151]

Negli occasionali e spassionati momenti in cui prendiamo coscienza di noi stessi in quanto individui che sono altri per gli altri, mi ha sempre preoccupato l'idea delle sembianze fisiche e anche spirituali che io offro a coloro che mi vedono e mi parlano quotidianamente od occasionalmente. Tutti siamo abituati a vedere noi stessi essenzialmente come delle realtà mentali, mentre vediamo gli altri come delle realtà fisiche. A causa dell'effetto che destiamo negli occhi degli altri abbiamo una vaga consapevolezza di noi stessi come entità fisica; consideriamo vagamente gli altri come delle realtà mentali, ma soltanto nell'amore o nel conflitto prendiamo veramente coscienza che gli altri hanno sopratutto un'anima, come l'abbiamo noi stessi per noi stessi. Perciò mi perdo talvolta nella futile elucubrazione su che tipo di persona sarò per quelli che mi vedono, com'e' la mia voce, che tipo di immagine lascio scritta nella memoria involontaria degli altri, in che modo i miei gesti, le mie parole, la mia vita apparente, si imprimono nella retina dell'interpretazione altrui. Non sono mai riuscito a vedermi dal di fuori. Non c'e' specchio che ci tiri fuori da noi stessi. Sarebbe necessaria un'altra anima, un'altra impostazione dello sguardo e del pensare. Anche se io fossi un consumato attore di cinema o incidessi su dischi udibili la mia voce alta, sono sicuro che resterei ugualmente lontano dal sapere ciò che sono dall'altra parte, poiché, qualunque cosa voglia, qualunque cosa si incida di me, sono sempre qui dentro, nel giardino circondato dagli alti muri della mia coscienza di me. Non so se gli altri saranno così, se la scienza della vita non consisterà essenzialmente nell'essere talmente estranei a se stessi da raggiungere istintivamente un estraniamento e da partecipare della vita come estraneo alla coscienza; o se gli altri più assorti di me in loro stessi non saranno totalmente la bestialità di non essere altro che loro stessi, vivendo esteriormente grazie allo stesso miracolo per il quale le api costituiscono società più organizzate di qualsiasi nazione, e le formiche comunicano fra di loro con un parlare di antenne minime il cui risultato supera la nostra complessa assenza di comprensione.

La geografia della coscienza della realtà presenta una grande complessità di coste, è fortemente accidentata di montagne e di laghi. E tutto, se penso troppo, mi sembra una specie di mappa come quelle del Pays du Tendre o dei Viaggi di Gulliver, gioco dell’esattezza iscritta in un libro ironico e fantastico per il divertimento di esseri superiori che sanno dove sono i paesi.
Tutto è complesso per chi pensa, e senza dubbio il pensiero lo rende più complesso per sua voluttà. Ma chi pensa ha la necessità di giustificare la sua abdicazione con un vasto programma di comprensione, esposto, come i motivi di coloro che mentono, con gli eccessivi dettagli che rivelano, quando il terreno crolla, la radice della bugia.
Tutto è complesso, o forse io sono complesso. Ma comunque non importa, perché comunque niente importa. Tutto questo, tutte queste considerazioni che hanno smarrito la strada maestra, vegetano nei giardini degli Dei esclusi come rampicanti allontanati dai muri. E sorrido, nella notte in cui concludo senza conclusione queste considerazioni prive di un ingranaggio, per l’ironia vitale che le fa scaturire da un animo umano, orfano, prima che esistessero gli astri, delle grandi ragioni del Destino.

Mi sento orfano
delle grandi ragioni del Destino,
pensiero sfuggito ad un Dio
in un attimo di debolezza,
pianta rampicante
allontanata dal muro maestro.



Ringrazio tutti gli autori che brulicano su ilmiolibro.kataweb.it che vengono a farsi una passeggiata da queste parti.

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