Da "Poetando Pessoa": VITA

Da “Il libro dell’Inquietudine” [74]

Viaggiare ? per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre più uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi.

Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio ? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire.

“Qualsiasi strada, questa stessa strada di Entepfuhl, ti porterà in capo al mondo.”. Ma il capo del mondo, da quando il mondo si è consumato girandogli intorno, è lo stesso Entepfuhl da dove si è partiti. In realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto del mondo. E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio.

Perciò, se li immagino, li creo; se li creo, esistono; se esistono, li vedo come vedo gli altri. A che scopo viaggiare ? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo; dove sarei se non dentro me stesso e nello stesso genere delle mie sensazioni ?

La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.

Sto cadendo sempre di più
dentro me stesso, fino
alle origini delle mie sensazioni.
Da qui osservo
il cadavere che trascino
e mi accorgo che
“la vita è ciò
che facciamo di essa.”

(dipinto: C.D. Friedrich "Viandante sul mare di nebbia", 1818)

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